Mai più vivere come schiavi – proiezione film

Mercoledì 2 luglio ore 21.30 @ Circolo Berneri via don Minzoni 1/d Reggio Emilia proiezione del documentario “Mai più vivere come schiavi” (89 minuti, in lingua originale con sottotitoli), realizzato da Yannis Youlountas e da altri compagni sui fenomeni di insorgenza sociale, autorganizzazione e autogestione in Grecia, paese laboratorio delle politiche di austerity europee.
Mercoledì 2 luglio ore 21.30 @ Circolo Berneri via don Minzoni 1/d Reggio Emilia proiezione del documentario “Mai più vivere come schiavi” (89 minuti, in lingua originale con sottotitoli), realizzato da Yannis Youlountas e da altri compagni sui fenomeni di insorgenza sociale, autorganizzazione e autogestione in Grecia, paese laboratorio delle politiche di austerity europee.

 

 

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Manifesti astensionisti elezioni 2014

fedeli fuori dal comune

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Elezioni Europee – Documento astensionista dell’IFA

[english version below]

Elezioni europee

Le elezioni europee stanno avendo luogo in un contesto di inasprimento delle politiche di austerità. Viviamo quotidianamente sulla nostra pelle gli effetti della crisi creata dalla trasformazione del capitalismo globale. Governi, stati, e strutture sovranazionali come la Comunità Europea negano i diritti ed attaccano le condizioni di vita conquistati dalle classi subalterne in anni di lotta, al fine di sostenere il capitalismo e garantire che le imprese e le banche non paghino il prezzo della situazione che hanno essi stessi creato. Alcuni dei problemi che dobbiamo affrontare sono:

  • La disoccupazione, legata in particolare alla delocalizzazione dei capitali.
  • La privatizzazione dei servizi pubblici essenziali, con la conseguenza di un’offerta garantita solo a quei pochi che possono permettersela, ed una bassa qualità dei servizi stessi.
  • L’atomizzazione sociale, per cui ciascuno è “imprenditore di se stesso”, e la competizione tra individui crea una lotta quotidiana per la sopravvivenza.
  • La precarizzazione del lavoro e di altri aspetti della vita; la negazione quotidiana dei diritti.
  • Il ritorno alla famiglia patriarcale, che impone alla donna un ruolo subalterno nella società e nei legami comunitari.
  • L’uso dell’immigrazione come bacino di forza lavoro da schiavizzare.
  • La devastazione delle nostre vite e dei territori dovuta ai metodi selvaggi di produzione.
  • Una società basata sul debito, in cui le nostre esistenze appartengono alle banche.
  • La burocratizzazione della società che garantisce la continuità delle istituzioni e degli interessi economici dei ricchi a spese degli sfruttati.

È in questo contesto che ci viene richiesto di partecipare con il voto alla farsa che si definisce democrazia. Le uniche scelte che ci vengono presentate continuano a garantire vantaggi alle imprese, alle istituzioni finanziarie e politiche. Uno dei principali dibattiti riguarda il ruolo dell’Unione Europea stessa. Alcuni guardano ad essa come ad un modo per risolvere la crisi e mantenere l’unità tra i popoli. Altri sostengono che abbiamo bisogno di ritirarci ciascuno nelle proprie frontiere, al fine di riprendere il controllo della nostra economia e delle nostre istituzioni politiche. Tuttavia queste soluzioni non faranno altro che rafforzare coloro che ci opprimono.

L’Unione Europea

Lo scopo principale dell’Unione Europea è soddisfare i bisogni delle multinazionali e delle istituzioni finanziarie ed è di conseguenza un ostacolo all’emancipazione della classe lavoratrice. La maggioranza delle leggi alle quali le persone sono ora sottoposte, giungono dal Parlamento Europeo piuttosto che dai singoli stati. L’Unione Europea non ha bisogno di rispettare le condizioni locali, ed invece impone la propria visione di Europa basata sulle esigenze del capitale. La stragrande maggioranza delle leggi esistono per rafforzare il potere del capitale sui lavoratori. Sono state condotte solo pochissime politiche dirette a migliorare le condizioni delle popolazioni europee. Abbiamo visto il modo in cui l’Unione Europea ha presieduto l’attacco alla popolazione Greca ed il saccheggio da parte del capitalismo occidentale delle risorse dell’Europa dell’est. Ogni tentativo da parte dei lavoratori di resistere alle prevaricazioni di questo superstato sono state fermamente represse dai singoli stati. Per esempio, lo stato può rifiutarsi di permettere alle persone di votare se vogliono o meno restare nella Unione Europea oppure, se le lasciano votare, impostano il quesito in modo che il paese resti nell’Unione. Questo è il caso dell’Irlanda, della Francia e dell’Olanda. Inoltre l’Unione Europea ha creato la fortezza Europa, chiudendo i suoi confini al resto del mondo, proprio come sta cercando di diventare uno dei tanti autoproclamati sceriffi del globo.

Uscire dalla UE ?

Come conseguenza di tutti i problemi creati dall’Unione Europea, si potrebbe pensare che la risposta sia uscirne. Tuttavia, l’idea che la classe lavoratrice starebbe meglio fuori dell’Unione Europea, in piccoli stati nazionali, è una pericolosa illusione. E’ la proposta che la destra europea sta facendo, la proposta di chi non è minimamente interessato a resistere al potere statale. Il vero obiettivo è quello di costruire forme di governo ancora più autoritarie, basate ancor di più sulla repressione.

In primo luogo, il capitalismo è globale. Il potere delle multinazionali e delle banche internazionali, la principale causa dei problemi che quotidianamente affrontiamo, non scomparirà se un paese esce dalla Unione Europea. I processi globali che stiamo subendo, i processi di produzione e i movimenti di denaro attraverso le frontiere sostenuti dalla sola ricerca di profitti, continueranno. Le istituzioni internazionali come il FMI (Fondo Monetario Internazionale) e la Banca Mondiale avranno ancora il potere di imporre misure di austerità e politiche contro gli interessi delle popolazioni locali. I bisogni umani saranno sempre messi al secondo posto; non importa se il paese è dentro o fuori dell’Unione Europea.

Inoltre, il rifugio dentro i confini nazionali, un cambiamento guidato dalla xenofobia, avrà gravi conseguenze per lo spirito di cooperazione e solidarietà tra la classe lavoratrice d’Europa. Gli sfruttati da sempre cercano di sostenersi a vicenda indipendentemente dalla loro origine nazionale. Il mutuo appoggio verrà smarrito per salvaguardare un piccolo interesse personale. Tutto ciò può anche non portare alla guerra vera e propria, ma ha già creato una mentalità di competizione e conflitto che minerà ulteriormente l’ efficacia dell’agire collettivo di una classe lavoratrice europea unita. Una classe lavoratrice divisa è un vantaggio per coloro che hanno causato i problemi che stiamo affrontando in prima persona, come le politiche di austerità e le misure repressive.

Molti di coloro che supportano l’uscita dalla Unione Europea sembrano pensare che possiamo tornare a una sorta di età dell’oro, della prosperità. Tuttavia, questa è un’altra illusione; questa età dell’oro non è mai esistita. Dimenticano infatti che lo Stato non è mai stato un amico; è sempre stato lo strumento per imporre gli interessi di una piccola minoranza sulla maggioranza. Tutti gli Stati operano espropriando il potere dal popolo. Non importa se lo Stato è a pochi chilometri o migliaia di chilometri di distanza; sarà ancora fuori dal nostro controllo, operando nel proprio interesse e garantendo gli interessi di pochi.

L’alternativa anarchica

Gli anarchici rifiutano entrambe le opzioni: il sostegno all’Unione Europea con il voto alle elezioni europee e la campagna per uscire dall’Unione Europea. Perché critichiamo ciò che lo Stato rappresenta. L’Unione Europea, come ogni Stato grande o piccolo, si basa sulla delega del potere ad una minoranza che usa questo potere nell’interesse dell’élite padronale, finanziaria e burocratica. Inoltre, un “internazionalismo” come quello rappresentato dall’Unione Europea non è altro che l’unità di questa élite contro la classe lavoratrice europea. Rispondiamo ad entrambe le opzioni con una visone sociale alternativa, un internazionalismo che si estende a tutti gli sfruttati del mondo.

Gli anarchici lottano contro le strutture organizzative verticali adottate da Stati e partiti, di destra e di sinistra. Viviamo e sperimentiamo quotidianamente forme non gerarchiche di organizzazione, metodi egualitari di relazione. La società che vogliamo nasce dal basso, si basa su gruppi tra loro federati e coordinati a livello internazionale, in modo indipendente da qualsiasi struttura statalista sia nazionale che europea. Coinvolge tutti i settori della vita economica e sociale, come la produzione, la distribuzione e il consumo di beni, la prestazione di servizi come la sanità e l’istruzione. Dobbiamo riappropriarci della nostra educazione, per promuovere l’emancipazione da ideologie autoritarie come la religione, il nazionalismo, e il culto del leader.

Per raggiungere questa completa trasformazione politica, economica, sociale e culturale, abbiamo bisogno di costruire e rafforzare le reti internazionali e i coordinamenti che già abbiamo. Dobbiamo continuare a lottare dove viviamo e lavoriamo, ed al contempo contribuire ad una strategia globale. Il compito dell’elaborazione di questa strategia contro le forze globali di oppressione e di sfruttamento non è facile. Tuttavia questa lotta può essere portata avanti da tutti coloro che vogliono creare una nuova società, non importa il paese in cui vivono, attraverso pratiche e azioni comuni da adattare alle condizioni locali:

  • Lottare contro tutte le frontiere, aperte per la sola circolazione di merci e capitali, barriere per le persone. La nostra proposta è di abbattere tutte le frontiere all’interno e tra i paesi, per la libera circolazione delle donne e degli uomini.
  • Lottare contro le banche per il rifiuto universale del pagamento del debito.
  • Disobbedire a tutte le leggi che limitano le nostre libertà e ledono i nostri diritti.
  • Rafforzare ed estendere le lotte contro la crescente precarietà delle condizioni di vita e di lavoro.
  • Resistere a tutti i tentativi di dividerci su base etnica, di genere o di età.
  • Coordinare su scala internazionale le lotte contro i padroni.
  • Resistere alla privatizzazione dei servizi pubblici.
  • Lottare contro un sistema di produzione che sfrutta le persone e devasta l’ambiente.
  • Promuovere reti alternative di produzione e distribuzione.
  • Estendere la rete di solidarietà internazionale per supportare chi viene criminalizzato nelle lotte sociali.

Le soluzioni all’austerità proposte dai politici, che siano sostenitori dell’Unione Europea o che siano contro l’Unione Europea, non funzioneranno. Porteranno al risultato opposto, causando un peggioramento delle nostre condizioni di vita. Ci vogliono far ratificare le loro scelte, per questo ci chiedono di votare, mettendo un segno su un pezzo di carta, dando loro il potere di agire per nostro conto. Sappiamo che continueranno a essere l’espressione delle ricche e potenti istituzioni economiche del capitalismo che ha creato questa situazione, e cercheranno di continuare a sfruttare le nostre esistenze. L’unico modo con cui possiamo resistere agli attacchi e riprendere in mano le nostre vite è quello di organizzarci e costruire movimenti e reti dal basso, che superino i confini e che ci permettano di vivere liberi, senza partiti né istituzioni statali.

Internazionale delle Federazioni Anarchiche

IFA: EU elections 2014

 

[ENGLISH VERSION]

 

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Evropske volitve: IFA za bojkot!

19 May 2014

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• Izjava Internacionale anarhističnih federacij •

• Statement of the International of anarchist federations • 

International of anarchist federations


Evropske volitve

Volitve v evropski parlament potekajo v kontekstu zaostrovanja politike varčevalnih ukrepov. Vsak dan smo podvrženi posledicam krize, ki jo je povzročila globalna kapitalistična transformacija. Vlade, države in nadnacionalne strukture, kot je Evropska komisija, nam zanikajo naše pravice in napadajo pogoje življenja, ki smo si jih izborili z dolgotrajnimi boji. To pa zato, ker skušajo zaščiti kapitalistično ureditev in zagotoviti, da korporacije in banke ne bi plačale za situacijo, ki so jo povzročile. Danes se soočamo z naslednjimi problemi:

  • Brezposelnost, ki je še posebej povezana s privatizacijo in outsourcingom.
  • Privatizacija osnovnih socialnih storitev. Ta prinaša slabe oziroma nekvalitetne storitve za večino, dostop do kvalitetnih storitev pa samo za tiste redke, ki si to lahko privoščijo.
  • Družbena atomizacija, pri čemer nas silijo v »odgovornost«, kar ustvarja tekmovalnost med posamezniki v vsakodnevnem boju za preživetje.
  • Zaposlitev in drugi vidiki življenja postajajo čedalje bolj negotovi oziroma prekarizirani, kar vključuje vsakodnevno zanikanje naših pravic.
  • Ena od posledic danes prevladujočega družbenega modela je vrnitev primata patriarhalne družine, kot enega od mehanizmov, ki ženske sili v podrejene družbene vloge.
  • Migracije so razumljene kot vir zlahka izkoriščanih in zasužnjenih delavcev za korist šefov.
  • Brezobzirni načini produkcije, ki povzročajo opustošenje tako naših življenj kot naravnega okolja.
  • Družba, utemeljena na dolgu, v kateri pogoje našega obstoja določajo banke.
  • Birokratizacija družbe, ki zagotavlja tako ohranjanje političnih institucij kot zaščito ekonomskih interesov bogatih, oboje na račun potreb in interesov delavskega razreda.

To so okoliščine, v katerih nas pozivajo k sodelovanju v farsi, ki jo imenujejo demokracija. Edina izbira, ki nam jo ponujajo, je nadaljevanje politik, ki so v interesu korporacij, finančnih institucij in politikov. Eno od glavnih vprašanj, ki se odpira tudi v času volitev, se nanaša na samo vlogo Evropske unije. Nekateri EU vidijo kot tisto strukturo, ki bo rešila krizo in obdržalo enotnost med ljudmi, drugi pa pravijo, da se moramo vrniti v minule čase oziroma se zapreti nazaj med svoje meje in ponovno na ravni suverenih nacionalnih držav vzpostaviti nadzor nad gospodarstvom in političnimi institucijami. Toda jasno je, da tovrstne rešitve vodijo zgolj h krepitvi oblasti tistih, ki nas zatirajo že sedaj.

Evropska Unija

Evropska Unija je vzpostavila še eno plast oblasti nad ljudmi. Njen glavni smoter je servisirati potrebe korporacij in finančnih institucij in kot taka predstavlja oviro na poti emancipacije delavskega razreda. Danes večina zakonov, ki urejajo naša življenja, prihaja iz Evropskega parlamenta. Evropski uniji ni potrebno upoštevati lokalnih okoliščin, saj vsiljuje lastno vizijo Evrope, ki temelji na potrebah kapitala. Velika večina regulacijskih ukrepov EU je povečala moč kapitala nad ljudmi in le peščica med njimi je bila usmerjenih k izboljšanju družbenih okoliščin prebivalcev in prebivalk Evrope. Videli smo, kako je EU vodila napad na grško ljudstvo in plenilski pohod zahodnega kapitala v vzhodni Evropi. Vsak poskus ljudskega odpora vdoru politik te superdržave so posamične države članice odločno zatrle. Pokazalo se je, da lahko država na primer prepreči referendum o EU ali pa ga pripravi tako, da je rezultat le-tega pozitiven za EU. To se je zgodilo na Irskem, v Franciji in na Nizozemskem. Hkrati je EU zgradila trdnjavo Evropo in meje zaprla za preostali svet, hkrati pa igra tudi vlogo enega od samo-oklicanih svetovnih policajev.

Izstop iz EU?

Glede na to, kako so naši problemi povezani z Evropsko unijo, bi se lahko zdelo, da odgovor nanje leži v izstopu iz EU. Vendar ideja, da bi bil delavski razred na boljšem izven EU, pod oblastjo nacionalne države, je nevarna iluzija. Še posebej nevarna zato, ker je to pravzaprav pozicija skrajno desnih strank, ki jih niti najmanj ne zanima zmanjšanje državni moči. Nasprotno – cilj skrajno desnih strank je vzpostavitev še bolj avtoritarnega režima, ki bi razpolagal s še več represije.

Prvič, kapitalizem je globalen. Glavni vzrok problemov, s katerim se soočamo – moč mednarodnih korporacij in bank – ne bo izginil, če neka država izstopi iz EU. Globalni procesi, gibanje proizvodnje in denarja čez meje, ki jih vodi iskanje profita, se bodo nadaljevali. Mednarodne institucije, kot sta Mednarodni denarni sklad in Svetovna banka, bodo še vedno imele zmožnost, da vsilijo varčevalne ukrepe in druge politike, ki so v nasprotju z interesi lokalnih populacij. Človeške potrebe bodo ostale na drugem mestu – ne glede na to ali je neka država del EU ali zunaj nje.

Drugič, vrnitev za nacionalne meje, ki jo zagovarja ksenofobna ideologija skrajne desnice, bo imela izrazito negativne posledice za duh sodelovanja in solidarnosti delavskega razreda Evrope. Navadni ljudje imajo navado podpirati drug drugega, ne glede na nacionalni izvor. Ta tradicija se bo zamajala, če bodo ljudje tisto, kar izgleda kot njihov lastni interes, postavili pred vzajemno pomoč. Morda to ne bo vodilo v dejansko vojno, toda že sedaj je sprožilo mentaliteto tekmovanja in konflikta, ki bo samo še dodatno spodrezala učinkovitost združenega evropskega delavskega razreda. Razdeljenost delavskega razreda služi tistim, ki so povzročili probleme, s katerimi se soočamo.

Mnogi, ki podpirajo izstop iz EU, mislijo, da se lahko vrnemo v nekakšno zlato dobo blaginje. To je naslednja iluzija: ta zlata doba ni nikoli obstajala. Ti ljudje pozabljajo, da njihova država nikoli ni bila njihov prijatelj. Vedno je bila zgolj orodje za vsiljevanje interesov vladajoče manjšine večini. Vsaka država deluje tako, da vzame moč ljudem. Ni pomembno, ali je ta država oddaljena nekaj kilometrov ali več tisoč kilometrov stran, saj je sleherna država zunaj našega nadzora in tako deluje zgolj za lastne interese.

Anarhistična alternativa

Anarhisti zavračamo obe možnosti, ki so nam predstavljane: tako podporo EU prek volitev v Evropski parlament kot tudi kampanjo za izstop iz EU. To pa zaradi naše temeljne kritike države in vsega tega, kar država predstavlja. Evropska Unija tako kot vse države, majhne ali velike, temelji na predajanju moči peščici, ki to moč uporablja v interesu korporativnih in finančnih elit. Dodatno, internacionalizem, ki ga predstavlja EU, pomeni enotnost te elite proti evropskemu delavskemu razredu. Mi predlagamo tako alternativno metodo družbene organizacije kot alternativni internacionalizem, ki se razprostira na celoten planet.

Anarhisti nasprotujemo pristopu od zgoraj navzdol, ki ga koristita tako država kot leve politične stranke. Promoviramo nehierarhične oblike in metode organiziranja. Bodoča organizacija družbe, za kakršno se zavzemamo, bo temeljila na skupinah od spodaj navzgor, ki se federativno povezujejo z drugimi in koordinirajo na mednarodnem nivoju, neodvisno od sleherne obstoječe državne strukture, pa naj bo ta nacionalna ali evropska. To bo vključevalo vse sfere gospodarskega in družbenega življenja, kot so denimo produkcija, distribucija in potrošnja dobrin ter zagotavljanje storitev, kot sta zdravstvo in izobrazba. Potrebno bo prevzeti tudi nadzor nad našim izobraževanjem, ki naj spodbuja emancipacijo od avtoritarnih ideologij, kot so religija, nacionalizem in kult voditelja.

Da bi dosegli popolno politično, ekonomsko, družbeno in kulturno transformacijo, moramo graditi in okrepiti mednarodne mreže in koordinacije, ki že obstajajo. Delovati moramo tam, kjer živimo in delamo, hkrati pa prispevati h globalni strategiji. Zavedamo se, da vzpostavitev strategije, ki bi zagotovila uspešno zoperstavljanje globalnim silam zatiranja in izkoriščanja, ni preprosta zadeva. Vendar je to nujna naloga in vemo, da so nam na voljo številni koraki, ki jih lahko naredimo. Te korake lahko naredimo vsi, ki želimo zgraditi novo družbo, ne glede na kraj, kjer živimo. Vsi se soočamo s podobnimi napadi, zato imamo lahko skupno strategijo, ki jo prilagajamo lokalnim okoliščinam.

  • Boj proti vsem mejam, ki preprečujejo prost pretok ljudi, omogočajo pa prost pretok kapitala. Zavzemamo se za opustitev vseh meja, ki onemogočajo svobodo gibanja, tako znotraj držav kot med državami.
  • Združen boj proti bankam z univerzalno zavrnitvijo plačevanja dolgov.
  • Civilna nepokorščina proti vsem represivnim zakonom, ki nam odvzemajo človekove pravice.
  • Okrepitev in širjenje obstoječih bojev proti naraščajoči prekerizaciji pogojev življenja in dela.
  • Upiranje slehernemu poskusu, da nas razdelijo glede na raso, spol ali starost.
  • Čezmejna koordinacija bojev proti skupnim delodajalcem.
  • Preprečiti privatizacijo javnih storitev.
  • Promoviranje alternativnih mrež produkcije in distribucije.
  • Poglobitev mednarodne solidarnosti s tistimi, ki so kriminalizirani zaradi delovanja v družbenih bojih.

Boriti se moramo proti zategovanju pasov in rešitvam, ki jih ponujajo politiki – tako tisti, ki podpirajo EU kot tudi evroskeptiki, saj bodo njihovi ukrepi razmere zgolj še poslabšali. Hočejo, da podpremo njihova dejanja tako, da na koščku papirja obkrožimo X in jim s tem damo moč, da delujejo v našem imenu. Ampak mi vemo, da nas oni ne bodo zastopali. Še naprej bodo podpirali bogate in močne ekonomske institucije kapitalizma, ki naša življenja delajo nevzdržna. Edini način, da se zoperstavimo napadom in ponovno prevzamemo nadzor nad lastnimi življenji in našo družbo, je, da zgradimo gibanja in mreže, ki presegajo meje in so neodvisna od politikov in institucij države.

Internacionala anarhističnih federacij

Internacionala anarhističnih federacij (IFA-IAF) je mednarodna mreža, ki združuje anarhistične federacije iz Argentine, Bolgarije, Belorusije, Češke in Slovaške, Francije in Belgije, Italije, Nemčije in Švice, Slovenije, Španije in Portugalske ter Britanije. Hkrati ima vzpostavljene kontakte s sestrskimi skupinami in organizacijami iz vsega sveta. Deluje od leta 1968, ko je bila ustanovljena v italijanski Carrari. Zavzema se za vzpostavitev svobodne brezrazredne družbe brez držav in meja, temelječe na anarhističnem federalizmu in vzajemni pomoči.

Federacija za anarhistično organiziranje (FAO) je formalno postala del Internacionale na njenem zadnjem kongresu v St. Immieru (Švica), ki je potekal avgusta 2012.

Poglejte tudi ostale prispevke iz rubrike:

Transparent v središču Ljubljane


 

European elections

The European elections are taking place in the context of increasing austerity. Every day we are subjected to the effects of the crisis brought about by global capitalist transformation. Governments, states and supranational structures, such as the European Community, deny rights and attack living conditions, acquired in years of struggle, in order to prop up capitalism and ensure that the corporations and banks do not pay the price for the situation they themselves created. Some of the problems we face include:

  • Unemployment, related in particular to privatisation and outsourcing.
  • The privatization of basic social services, with the consequence of an offer guaranteed only to those few who can afford it, and a low quality of services.
  • Social atomization, in which everyone is forced to be responsible, creating competition between individuals in the daily struggle for existence.
  • Jobs and other aspects of life are becoming more and more precarious; rights are denied daily.
  • The consequence of this social model is the comeback of the patriarchal family, which imposes a subordinate role in society on women.
  • Immigration is used as a pool of workers to exploit and enslave for the benefit of the bosses.
  • Ruthless methods of production that cause devastation to both our lives and the environment.
  • A society based on debt, in which the conditions of our existence are owned by the banks.
  • Bureaucratization of society that guarantees the continuity of the political institutions and economic interests of the rich at the expense of the working class.

It is in this context that we are being asked to participate in the charade that calls itself a democracy. The only choices presented to us are ones that will continue the policies that benefit corporations, financial institutions and politicians. One of the main debates is about the role of the European Union itself. Some look to it as a way to resolve the crisis and maintain unity amongst people. Others argue that we need to retreat into our own borders in order to take back control of our own economies and political institutions. However, neither solutions will do anything more than reinforce the power of those who oppress us.

The European Union

The European Union has meant another layer of power over populations. Its main purpose is to serve the needs of corporations and financial institutions and is therefore an obstacle to the emancipation of the working class. The majority of the laws that people are now subjected to come from the European Parliament rather than the individual states. The EU does not need to respect local conditions and instead imposes their own vision for Europe based on the needs of capital. The vast majority of regulations have been to enhance the power of capital over the people. Very few policies have been directed at improving the social conditions of European populations. We have seen the way in which the EU has presided over the attack on the Greek people and the raid of western capital on the assets of Eastern Europe. Any attempt by people to resist the encroachment of this superstate has been firmly resisted by individual states. For example, the state may refuse to allow people to vote on whether or not they want to remain within the EU or, if they do let them vote, the rig it so that the country remains in the EU. This was the case in Ireland, France and the Netherlands. In addition, the EU has created fortress Europe, closing its borders to the rest of the world, as well as trying to be one of the many self-appointed world policemen.

Withdrawal from the EU?

Given the way the problems created for us by the European Union, you might think the answer is to withdraw from this Union. However, the idea that the working class would be better off outside the EU, ruled by their own State, is a dangerous illusion. It is especially dangerous because of the fact that this is the position of the far right parties who are not remotely interested in resisting state power. Instead, their aim would be to install an even more authoritarian regime with even more repression.

Firstly, capitalism is global. The power of international corporations and banks, the major cause of the problems facing us, will not disappear if a country withdraws from the EU. The global processes which are at work, the movement of production and money across borders, motivated by the search for profits will continue. International institutions such as the IMF and World Bank will still have the power to impose austerity and policies that are against the interests of local populations. Human needs will take second place; it doesn’t matter whether the country is within or outside the EU.

Secondly, the retreat behind national borders, a move driven by the xenophobic ideology of the far-right, will have serious consequences for the spirit of co-operation and solidarity between the working class of Europe. Ordinary people have a history of supporting each other regardless of national origin. This tradition will be undermined as people put what appears to be their self-interest over mutual aid. It may not lead to actual war, but it has already led to a mentality of competition and conflict that will only further undermine the effectiveness that comes from a united European working class. A divided working class will benefit those who have caused the problems we are facing in the first place, such as austerity and repressive measures.

Many who support withdrawal from the EU seem to think that we can return to some kind of Golden Age of prosperity. However, this is another illusion; this Golden Age never existed. They forget that their own state has never been their friend; it has always been the instrument of imposing the interests of a small minority on the majority. All states operate by taking power from the people. It doesn’t matter if the State is a few miles or thousands of miles away; it will still be out of our control, operating in its own interests.

The Anarchist Alternative

Anarchists reject both the options presented to us: supporting the EU by voting in the European Elections or campaigning for withdrawal. This is because of our basic critique of what the State represents. The European Union, like all states big or small, is based on the giving up of power to a minority who use this power in the interests of the corporate and financial elite. In addition, the internationalism that the EU represents is the unity of this elite against the European working class. We propose both an alternative method of organising society as well as an alternative internationalism that extends to the whole planet.

Anarchists oppose the top-down approach adopted by the State and leftist parties. We need to promote non-hierarchical forms of organisation and methods of organising. The future organisation of society that we envision will be one of that is bottom-up based on groups which federate with each other and co-ordinate on an international level, independent of any current statist structure whether national or at a European level. This will include all areas of economic and social life such as the production, distribution and consumption of goods and the provision of services such as health and education. We need to take control of our own education such that it helps to promote our emancipation from authoritarian ideologies such as religion, nationalism, and cult of the leader.

In order to achieve this aim of complete political, economic, social and cultural transformation we need to build on and strengthen the international networks and co-ordinations that we already have. We need to take concrete action where we live and work but which contributes to a global strategy. Devising such a strategy to fight successfully against the global forces of oppression and exploitation is not an easy task. However, it is a necessity and there are a number of steps we can take. These steps can be taken by all of those who want to create a new society, no matter country they live in. We are all facing similar attacks so we can have a common strategy which can be adapted to local conditions.

  • We have to fight back against borders working as human filter but let capital move across. Our proposal is to abolish all borders within countries and between countries which are limiting free movement of people.
  • United fight against the banks by a universal refusal to pay debts.
  • Civil disobedience against all repressive laws which take away our human rights.
  • Strengthen and extend the current struggles against the increasing precariousness of living and working conditions.
  • Resist all attempts to divide us according to race, sex or age.
  • Co-ordinate struggles that are against common employers across borders.
  • Resist privatisation of public services
  • Promote alternative networks of production and distribution
  • Extend international solidarity for those being criminalised as a result of social struggles.

The fight against austerity and the solutions proposed by politicians, both pro and anti-EU, will not work and, if anything, will make matters worse. They want us to validate their actions by putting an X on a piece of paper, thus giving them the power to act on our behalf. However, we know that they will not represent us and will continue to support the rich and the powerful economic institutions of capitalism that are making our lives a misery. The only way that we can resist the attacks as well as begin to gain control of our lives and our society is to build movements and network that defy borders which we control independent of the politicians and institutions of the state.

International of Anarchist Federations

IFA: EU elections 2014

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Stracci rossi

STRACCI ROSSI

 

Ed ecco l’ennesima rappresentazione, copione già visto, trama piuttosto scontata.

Anche a Reggio Emilia, come in tutta Italia, parte della “sinistra” si sta muovendo per sostenere alle prossime elezioni europee Tsipras, nella speranza di una rinascita di una realtà politicamente ormai insignificante. Ridiscussione del debito dei paesi del sud Europa con le banche per la diluizione in più anni degli interessi passivi (già fatto tre volte in Grecia, i risultati…), un grande piano di investimenti sinistra ex comunista” si sta muovendo per sostenere alle prossime elezioni europee statali capace di rilanciare l’economia creando posti di lavoro, maggiori poteri alla Banca Centrale Europea, un Europa più coesa, ecc… sono i principali punti che questa lista recepisce direttamente da Syriza, il partito greco di Tsipras.

Un progetto che viene proposto in Italia senza dibattito né confronto, senza base, calato dall’alto per volontà di intellettuali e nomi conosciuti. Un progetto che vede ancora una volta, accanto a pochi nomi nuovi legati a lotte territoriali (e lasciati in secondo piano), una pletora di riciclati politici. Vecchie conoscenze della sinistra italiana, già in campo con “il Manifesto”, protagonisti di primo piano della sinistra arcobaleno, di ALBA , rivoluzione civile di Ingroia, Sel… uniti dietro al nome del leader-faro. O altri, come Luca Casarini, che è passato dai “disobbedienti” a Rifondazione Comunista, ai verdi, a Sel, per atterrare oggi con Tsipras. Insomma ceti politici da riciclare, già arrivati agli stracci per capire chi doveva sedersi dove, come avvenuto in Puglia dove la candidatura forzata di 2 esponenti di Sel scelti dal comitato dei garanti (ora composto da 4 persone) ha spaccato il neonato progetto.

Una sinistra che ancora pensa allo sviluppo con una logica di mercato e allo Stato come motore di cambiamento. Una sinistra che spera di scendere a patti con le banche, di utilizzare il mercato per costruire l’ecologismo, che genera ceti politici dimenticandosi delle radici sociali da cui è nata; trascurando le lotte che i lavoratori e i movimenti, costruiscono giorno per giorno fuori da logiche gerarchiche e partitiche. Sono queste, infatti, le pratiche di lotta che spaventano una sinistra che vive esclusivamente per le elezioni e le campagne elettorali.

I movimenti di resistenza e di lotta sparsi per il continente rappresentano una realtà in grande fermento che unisce l’Europa delle persone attraverso pratiche in netta contrapposizione con gli Stati e con le politiche transnazionali: dalle grandi opere alla questione immigrazione, dalle centrali nucleari alla guerra e al militarismo, dall’emarginazione sociale e urbana agli effetti dirompenti della crisi sulla classe lavoratrice e i ceti più deboli. La nostra vita non ha nulla da spartire con l’Europa degli Stati e del capitale, quella che ha i suoi centri nevralgici nei palazzi e nelle dependances di questi; l’Europa che il 24 e 25 maggio rinnova i propri organismi parassitari parlamentari e prosegue il teatrino democratico che non ha scalfito ne scalfirà mai le ingiustizie sociali, perché è tra le cause di queste.

A questi partiti che ci parlano di mercato noi rispondiamo con socialismo, solidarietà, libertà; a loro che parlano di un’Europa più unitaria rispondiamo che non vogliamo né stati né frontiere; a chi dice di ricontrattare il debito con banche e governi noi diciamo di chiudere le banche e di mandare i governi a casa; a chi ci chiede di fidarci di candidati e politicanti e di andare a votare rispondiamo che i cambiamenti nascono dal basso, collettivamente, e che la nostra vita è troppo importante per affidarla a chi cerca di fare solo l’interesse dei potenti.

 

 

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Il guru, il grillo e la banda dei 4

Il guru, il grillo e la banda dei 4

Da sempre, fin dalla costituzione del movimento cinque stelle, avevamo segnalato le sue caratteristiche totalitarie, caratteristiche che in questi giorni si stanno svelando compiutamente.

Gli anarchici reggiani, in tempi non sospetti, avevano scritto che nessun partito o movimento privatizzato e personalizzato poteva portare a qualsiasi forma di democrazia diretta o di cambiamento sociale in positivo.

Nel caso del M5S vi erano alcune aggravanti di fondo, quali: il carattere aziendale della compagine dirigente, il giustizialismo e il razzismo di fondo, la strategia cabarettistica nella comunicazione politica, il funzionamento interno con criteri non trasparenti e ipnotici nei confronti della base. Per non parlare dell’uso farlocco della rete messo in campo dal Guru e da Grillo per liquidare senza pietà il dissenso interno, secondo la migliore tradizione assolutista.

Lo spettacolo messo in scena in questi giorni nei confronti dei “dissidenti” assomiglia al farsesco processo alla banda dei 4 in Cina.

Peccato che i grillini reggiani, salvo alcune lodevoli eccezioni, non se ne siano accorti, allineandosi immediatamente alle direttive del quartiere generale. Tutto ciò conferma quello che gli anarchici sostengono da lunghissimo tempo: qualsiasi gruppo dirigente o apparato separato esercita funzioni di comando assoluto, nonostante questi straparlino di democrazia diretta e di partecipazione diffusa.

Infine, dovrebbero riflettere pure quei “sapienti” nostrani della così detta “sinistra radicale” che a loro tempo si innamorarono del M5S, provando a convincerci della novità assoluta per il “genere umano” dell’ennesima illusione politica.

Ancora una volta siamo stati facili profeti.

Simone Ruini – Federazione Anarchica Reggiana

Via don Minzoni 1/d, Reggio Emilia, 329 066 0868 indirizzo mail

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PARTITI AL CAPOLINEA

Nel nostro paese, come nella nostra città, emerge un dato indiscutibile: la fine della politica dei partiti e di conseguenza la perdita di credibilità di tutte le forma di governo. Da tempo la narrazione politica fatta dall’alto è completamente estranea al “sentire comune” delle persone, le cui esigenze oggi sono rese drammatiche da una crisi pesantissima. D’altronde la politica sia del governo nazionale che del governo locale risponde esclusivamente a potentati economici e finanziari, a blocchi di potere e ceti burocratici in perfetta sintonia tra di loro. Questi sono gli attori principali dello spettacolo. I politici, i parlamentari, i burocrati e gli amministratori altro non sono che piccole comparse necessarie per allestire la scena. Nella relazione politica odierna non c’è più spazio per le idee, viene a meno la passione per la militanza, si sono perduti i principi valoriali ed etici, si è smarrito il pluralismo interno. Le vicende di questi giorni dimostrano senza ombra di dubbio che la “forma politica” si esercita su esclusivo mandato di potentati che controllano e gestiscono tutti i governi.

Sul piano locale lo scenario che le primarie PD a Modena e Reggio Emilia hanno palesato non è che il vero volto di un partito al potere da più di 60 anni.

Un partito senza tensioni ideali, senza vera progettualità, concentrato a garantire a gruppi di interesse piccoli o grandi privilegi. lo si è visto attraverso lo zelo con cui cooperative, parrocchie e comunità di immigrati hanno spinto dipendenti, membri e passanti a votare il candidato di riferimento. Lo si è visto nell’autoreferenzialità dell’amministrazione Delrio in sette anni di governo locale. Un partito che vive la democrazia azzerando la possibilità di dissenso e di dibattito interno come i gillini e i berlusconiani. E quando tocchi gli interessi sedimentati, salti.

Sul piano nazionale l’esecutivo Renzi, dopo aver liquidato con serenità il governo Letta, eludendo il passaggio elettorale, ha immediatamente rassicurato gli interessi dei padroni europei ed italiani, allineandosi alle direttive europee di sacrifici e austerity. Poi ha spruzzato un po’ di fuffa sul rinnovamento giovanile della classe politica e sulle questioni di genere per quanto riguarda la presenza femminile nel governo. Questo sedicente rottamatore, che si è ben guardato di rottamare i vecchi arnesi della politica, ha imbarcando addirittura una squadra di “avvisati” nella sua compagine governativa. Confermando “l’alto senso di moralità” di tutti i ceti politici.

E allora penso alle persone che ancora, nonostante tutto, ripongono nelle prossima tornata elettorale sia locale che europea delle aspettative. E mi domando se tutte queste energie non possano essere reinvestite molto meglio in pratiche che evitino deleghe. Che neghino il valore del potere e pongano al centro una partecipazione vera, senza reti né paracaduti. Insomma un modo di far politica senza scorciatoie e gabole istituzionali.

La necessità di un’altra politica, fatta dal basso, in modo autogestito, che riesca ad opporsi a tutto ciò. Una politica nuova, priva di finanziamenti pubblici, sponsorizzazioni lobbistiche, tresche parlamentari e spese miliardarie per i costi della stessa.

L’impegno degli anarchici sul piano internazionale e quello locale, ancora una volta, sarà quello di partire dagli ultimi, dai precari, dai giovani e dai lavoratori per costruire una relazione coerente tanto nei valori quanto nella finalità, eliminando privilegi, clientele e affari.

8/3/2014

Simone Ruini

Federazione Anarchica Reggiana

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marcoricordando Marco Magnani Venerdì 28 febbraio @ Cucine del Popolo – Massenzatico

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22 FEBBRAIO NO ALLA MILITARIZZAZIONE E ALLA DEVASTAZIONE DEI TERRITORI

notav22feb_bozza22 FEBBRAIO NO ALLA MILITARIZZAZIONE E ALLA DEVASTAZIONE DEI TERRITORI

Migliaia di procedimenti giudiziari tra imputati e indagati, ripresa di articoli del codice penale fascista, multe da centinaia di migliaia di euro, normali pratiche di lotta trasformate in accuse di terrorismo.
Con queste breve panoramica si può leggere l’accanimento che ha caratterizzato l’uso del potere giudiziario nei confronti dei movimenti di lotta.
In un periodo di crisi economica i cui costi vengono scaricati sulle classi più deboli, di devastazione ambientale e sociale e di repressione preventiva riteniamo fondamentale rilanciare percorsi di lotta, su base orizzontale e autogestita, che non solo ribadiscano l’urgenza di un cambiamento sociale ma che lo costruiscano qui e ora.
La lotta contro la repressione è solo una parte della più generale opposizione alla macelleria sociale vigente. Per questo riteniamo che il 22 Febbraio, in occasione della mobilitazione nazionale NoTav, sia necessario costruire anche qua a Reggio Emilia, dove negli ultimo anno abbiamo potuto vedere denunce a pioggia contro chiunque si fosse mosso sul terreno del conflitto sociale, una giornata di lotta per ribadire:

PER RIBADIRE LA NOSTRA CONTRARIETÀ A TUTTI GLI SCEMPI AMBIENTALI CHE SI REALIZZANO NELLE GRANDI E NELLE PICCOLE OPERE INUTILI

LA NOSTRA SOLIDARIETÀ A CHI SI TROVA TRA LE GRINFIE DEL SISTEMA GIUDIZIARIO PER AVER RESISTITO ALLA VIOLENZA E ALLA PREVARICAZIONE DI CHI GOVERNA

LA NECESSITÀ DI UN CAMBIO REALE ORA CHE GARANTISCA LA SODDISFAZIONE DEI BISOGNI DI TUTTI

LA NECESSITÀ DI RILANCIARE LE LOTTE: SOLO LA MOBILITAZIONE PERMANENTE E CONSAPEVOLE, BASATA SULL’AUTORGANIZZAZIONE E L’AZIONE DIRETTA, SENZA PARTITI E BUROCRAZIE, PUÒ BLOCCARE GLI ORRIDI PROGETTI DI CHI GOVERNA

Riteniamo quindi necessario costruire anche a Reggio Emilia una mobilitazione su questi punti.

22 FEBBRAIO
CORTEO

CONCENTRAMENTO ALLE ORE ORE 16 ALLA PORTA DI SANTACROCE (GABELLA)

FAI – FEDERAZIONE ANARCHICA REGGIANA – AREA LIBERTARIA – COLLETTIVO UPPERCUT – STELLA NERA – SPAZIO SOCIALE LIBERA – MODENA – FORUM DEI CITTADINI/GENTE DI REGGIO

per informazioni e adesioni: 3485409847

 

https://www.facebook.com/events/1405930236325449/

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I dimenticati che non dimentichiamo

i dimenticati

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CONTRO LA REPRESSIONE – PER LA COSTRUZIONE DI UN MONDO DI LIBERI ED EGUALI

CONTRO LA REPRESSIONE – PER LA COSTRUZIONE DI UN MONDO DI LIBERI ED EGUALI

Giovedì 20 Giugno si è concluso il processo di primo grado contro due militanti del collettivo R60, accusati di aver vergato sui muri della città di Reggio Emilia scritte in solidarietà al movimento No Tav e contro Fassino, Caselli e Napolitano. Dopo mesi di indagini, svolte con l’ausilio di un GPS piazzato nella macchina di un compagno, a giugno 2012 si arrivò alle perquisizioni domiciliari. La PM aveva già all’epoca chiesto il carcere ma la richiesta era stata rigettata dal GIP. In autunno invece i due militanti vengono sottoposti all’obbligo di dimora notturna e al divieto di uscita dal comune di residenza, misure che solo ora sono state ridotte ad obbligo di firma. Il processo che si è concluso il 20 giugno ha visto l’emissione di pesanti condanne per i reati di imbrattamento, offesa di corpo giudiziario, politico e corpo amministrativo: due anni e due mesi a Ciro e un anno e otto mesi a Riccardo, più diecimila euro di risarcimento danni al comune. Non ce ne stupiamo: il comune di Reggio Emilia è uno dei maggiori sponsor delle linee TAV e ha fortemente voluto la costruzione della stazione Mediopadana del TAV per continuare a garantire possibilità edificatorie e interessi speculativi secondo la logica di clientelismo diffuso che ha contraddistinto gli ultimi 30 anni di vita della città. Per questo il comune ritiene inaccettabile che a Reggio Emilia qualcuno esprima contrarietà all’opera e chiede uno spropositato risarcimento danni, di cui l’ottanta per cento per danni di immagine. Inoltre a Reggio Emilia, ancor più che nel resto d’Italia, si vive sull’immagine di un finto benessere diffuso, in un clima sociale all’apparenza pacificato, in cui le enormi contraddizioni che quotidianamente migliaia di persone subiscono vengono nascoste attraverso menzogne, vengono negate o presentate come piccole storture che si aggiusteranno. A Reggio Emilia chi fa emergere queste contraddizioni, chi esprime il proprio dissenso deve essere punito. Questo è ciò che comune e magistratura ci dicono.

Come Federazione Anarchica Reggiana esprimiamo solidarietà ai due compagni colpiti da questa pesante condanna. Rileviamo ancora una volta che la legalità non è altro che uno strumento utile al mantenimento dell’attuale sistema politico-economico basato sullo sfruttamento e l’iniquità. In un periodo di crisi e in previsione di un possibile aumento delle lotte sociali condanne come questa servono a lanciare un segnale ben preciso a chi lotta: nessun dissenso sarà tollerato da chi comanda. Riteniamo necessario, per contrastare efficacemente la repressione e l’attacco selvaggio alle condizioni di vita di lavoratori, precari, disoccupati, pensionati rilanciare attivamente i movimenti sociali e la solidarietà tra sfruttati, per la costruzione di un mondo di liberi ed uguali.

Federazione Anarchica Reggiana – Via don Minzoni 1/d Reggio Emilia – federazioneanarchicareggiana.noblogs.org – 3485409847

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