PARTITI AL CAPOLINEA

Nel nostro paese, come nella nostra città, emerge un dato indiscutibile: la fine della politica dei partiti e di conseguenza la perdita di credibilità di tutte le forma di governo. Da tempo la narrazione politica fatta dall’alto è completamente estranea al “sentire comune” delle persone, le cui esigenze oggi sono rese drammatiche da una crisi pesantissima. D’altronde la politica sia del governo nazionale che del governo locale risponde esclusivamente a potentati economici e finanziari, a blocchi di potere e ceti burocratici in perfetta sintonia tra di loro. Questi sono gli attori principali dello spettacolo. I politici, i parlamentari, i burocrati e gli amministratori altro non sono che piccole comparse necessarie per allestire la scena. Nella relazione politica odierna non c’è più spazio per le idee, viene a meno la passione per la militanza, si sono perduti i principi valoriali ed etici, si è smarrito il pluralismo interno. Le vicende di questi giorni dimostrano senza ombra di dubbio che la “forma politica” si esercita su esclusivo mandato di potentati che controllano e gestiscono tutti i governi.

Sul piano locale lo scenario che le primarie PD a Modena e Reggio Emilia hanno palesato non è che il vero volto di un partito al potere da più di 60 anni.

Un partito senza tensioni ideali, senza vera progettualità, concentrato a garantire a gruppi di interesse piccoli o grandi privilegi. lo si è visto attraverso lo zelo con cui cooperative, parrocchie e comunità di immigrati hanno spinto dipendenti, membri e passanti a votare il candidato di riferimento. Lo si è visto nell’autoreferenzialità dell’amministrazione Delrio in sette anni di governo locale. Un partito che vive la democrazia azzerando la possibilità di dissenso e di dibattito interno come i gillini e i berlusconiani. E quando tocchi gli interessi sedimentati, salti.

Sul piano nazionale l’esecutivo Renzi, dopo aver liquidato con serenità il governo Letta, eludendo il passaggio elettorale, ha immediatamente rassicurato gli interessi dei padroni europei ed italiani, allineandosi alle direttive europee di sacrifici e austerity. Poi ha spruzzato un po’ di fuffa sul rinnovamento giovanile della classe politica e sulle questioni di genere per quanto riguarda la presenza femminile nel governo. Questo sedicente rottamatore, che si è ben guardato di rottamare i vecchi arnesi della politica, ha imbarcando addirittura una squadra di “avvisati” nella sua compagine governativa. Confermando “l’alto senso di moralità” di tutti i ceti politici.

E allora penso alle persone che ancora, nonostante tutto, ripongono nelle prossima tornata elettorale sia locale che europea delle aspettative. E mi domando se tutte queste energie non possano essere reinvestite molto meglio in pratiche che evitino deleghe. Che neghino il valore del potere e pongano al centro una partecipazione vera, senza reti né paracaduti. Insomma un modo di far politica senza scorciatoie e gabole istituzionali.

La necessità di un’altra politica, fatta dal basso, in modo autogestito, che riesca ad opporsi a tutto ciò. Una politica nuova, priva di finanziamenti pubblici, sponsorizzazioni lobbistiche, tresche parlamentari e spese miliardarie per i costi della stessa.

L’impegno degli anarchici sul piano internazionale e quello locale, ancora una volta, sarà quello di partire dagli ultimi, dai precari, dai giovani e dai lavoratori per costruire una relazione coerente tanto nei valori quanto nella finalità, eliminando privilegi, clientele e affari.

8/3/2014

Simone Ruini

Federazione Anarchica Reggiana

Informazioni su lorcon

Mediattivista, laureato in storia contemporanea con attitudine geek, nasce nel sabaudo capoluogo (cosa che rivendica spesso e volentieri) e vive tra Torino e la bassa emiliana. Spesso si diletta con la macchina fotografica, lavora come tecnico IT, scrive sul suo blog e su Umanità Nova.
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