LEGGENDO TRA LE RIGHE DELL’INTERVISTA A DON GOCCINI

Il seguente pezzo nasce come riflessione in seguito a un’intervista della Gazzetta di Reggio a don Goccini apparsa nella stessa pagina in cui il suddetto giornale ha pubblicato il comunicato dei compagni reggiani. È una riflessione scaturita caldo su come la Chiesa Cattolica, così come le altre organizzazioni religiose, sia costituivamente omotransofobica e basata sul dominio di genere, per quanto alcuni suoi esponenti tentino di riciclarsi come “preti buoni e tolleranti”. La tolleranza dei preti è sempre pelosa e basata sui concetti cristiani di pentimento e remissione dei peccati e i preti, “buoni” o “cattivi” sono sempre preti, pronti a diventare da intolleranti se un prete più importante di loro glielo ordina.

Sulla Gazzetta di Reggio del 17 maggio u.s. è apparsa una rivista a don Giordano Goccini, sul tema della processione “di riparazione” contro il REmilia Pride organizzata dal comitato di fondamentalisti cristiani beata Giovanna Scopelli. Chi volesse leggere l’intervista può trovarla a questa pagina: http://gazzettadireggio.gelocal.it/reggio/cronaca/2017/05/17/news/il-responsabile-della-pastorale-critica-il-comitato-scopelli-e-aggiunge-non-si-risponde-a-una-provocazione-con-un-altra-1.15351141

Indubbiamente, don Giordano è persona ben diversa dai componenti del comitato, portatori di un odio virulento e incondizionato verso quelli che loro considerano peccatori abominevoli. Per esempio, alla fine dell’intervista esprime un parere favorevole alla veglia di preghiera contro le vittime di omo e transfobia tenuta a Regina Pacis [parrocchia diReggio Emilia, ndr.], dicendo anche che, secondo Gesù, i peccati di cui il signore chiederà conto saranno ben altri, cioè quelli commessi per brama di ricchezza.

Ma, riadattando un vecchio slogan, l’uomo finisce dove comincia il prete.

E il prete comincia liquidando molto semplicemente il Pride come una “provocazione”, non considerando che la provocazione -che c’è- potrebbe solo essere un mezzo per affermare il diritto a vivere secondo la propria natura, senza doversi vergognare di quello che si è. La provocazione è un potente mezzo di lotta politica e civile, non è fine a sé stessa.

Il prete continua esprimendo a chiare lettere la posizione reale della chiesa cattolica: l’omosessualità è comunque un peccato. Dice che “dio accoglie sempre l’uomo che cade” e anche che “pregare in riparazione dei peccati altrui è un atto di presunzione”. Il peccato va biasimato, il peccatore accolto e perdonato. Purché si penta, è sottinteso. Il perdono deve sempre essere preceduto dal pentimento nella chiesa cattolica. Ma in cosa è caduta, di cosa si dovrebbe pentire una persona LGBT? Di vivere la propria vita affettiva e sessuale seguendo liberamente la propria natura? Di amare in modo ritenuto peccaminoso dalle gerarchie religiose? Questo è il punto: la chiesa (tutte le chiese, anche se in questo caso stiamo parlando della chiesa cattolica) pretende da sempre di controllare ogni aspetto delle vite di tutte le persone. Di tutte, non solo di quelle che ne fanno parte per libera scelta. Anche e soprattutto di chi non ne condivide la fede, i precetti e i valori. Non sto dicendo niente di nuovo, fiumi d’inchiostro sono stati versati per scrivere dell’invadenza clericale nelle nostre vite, della presenza opprimente e pervasiva della religione nella politica, dell’influenza sulle leggi e sull’educazione, sulla pretesa dei religiosi di ergersi a guide morali e spirituali universali.

C’è una sottile differenza da rimarcare fra le posizioni del comitato e quella della diocesi: i primi tuonano con livorosa veemenza soprattutto contro “il più nefando e pubblico manifesto della sodomia”, che a ben vedere riguarda solo gli omosessuali uomini, mentre don Goccini riferisce di non riuscire a comprendere quanti “dicono di riuscire a trovare una realizzazione piena nella pratica di una sessualità non generativa”. In sostanza la chiesa include fra i peccatori anche le lesbiche e le persone eterosessuali che non intendono “generare”. Messe da parte dal comitato, che evidentemente considera le donne come soggetti di second’ordine anche nell’omosessualità, le lesbiche sono riprese abilmente, senza essere manco nominate, dall’esponente della chiesa ufficiale.

Considerare un peccato l’omosessualità e biasimarla in sé stessa è il segno di un’arroganza senza limiti che continua dai tempi dei tempi. E se in occidente i roghi sono spenti da qualche secolo, in tanti paesi del mondo le persone LGBT sono incarcerate, seviziate e uccise in base a disposizioni religiose. Come nell’occidente medioevale, a volte è il braccio secolare -lo stato- che si incarica materialmente dell’esecuzione, altre volte è la massa dei credenti che lapida i “peccatori”. Come purtroppo vediamo ogni giorno, in occidente l’odio verso le persone LGBT si esprime in tanti modi, dal negar loro diritti che gli altri cittadini hanno garantiti, al disprezzo, al bullismo, alle aggressioni fino all’omicidio. Il tutto alimentato da una concezione di diretta matrice religiosa, vale a dire che la persona LGBT è una persona di seconda categoria perché vive nel peccato. La differenza è solo di grado, la sostanza è la stessa. Là ti ammazzano, qui ti devi pentire. Pentire di essere quello che sei.

A questo punto si può pensare, ma è roba fritta e rifritta! Niente di nuovo! Ed è questo il punto. La posizione dottrinaria della chiesa è sempre la stessa, solo che il suo atteggiamento pratico è cambiato adeguandosi “ai tempi” e alla “percezione della fede” che hanno i credenti.

Un’ultima nota sull’opinione di don Goccini riguardo al comitato. Più che un’opinione, una sentenza: afferma che i suoi componenti “non sono nella comunione della chiesa universale. Non definiamoli cattolici.” Ma perché? Perché portatori di odio e non di misericordia cristiana? Macché. Perché “polemizzano con il Vescovo e con il Papa”, non riconoscendone l’autorità. Non riconoscere l’autorità della gerarchia ecclesiastica? Questo sì che è un peccato grave.

Stiano attenti i componenti del comitato: nei bui corridoi del vescovado si stanno già vergando, con inchiostro di galla, le loro patenti di eretici. In altri tempi sarebbero stati messi al rogo con streghe e omosessuali. O con streghe omosessuali.

Joe Scaltriti

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Basta con l’oscurantismo religioso

In merito alle affermazioni del comitato reazionario “Beata Giovanna Scopelliti” l’Area Libertaria (FAI Reggiana e USI Reggio Emilia) condanna con energia questa posizione presa all’insegna del più bieco oscurantismo religioso. Le farneticanti dichiarazioni del comitato confermano, ancora una volta, la vera faccia della religione – in questo caso cattolica- che non perde mai l’occasione per mostrare la sua arretratezza civile, politica, sociale e umana.

Definire oggi l’omosessualità e transessualità come un “vizio” o peggio una “malattia” è ignorante, violento e vergognoso. Se qualcosa è da riparare, non è certo lo “scandalo pubblico” provocato dal pride, ma la mentalità contorta e discriminatoria di quanti vomitano odio e disprezzo contro chi non condivide la loro moralità a senso unico.
La Federazione Anarchica Reggiana – FAI, l’Unione Sindacale Italiana – RE e gli anarchici di Reggio Emilia invitano tutti e tutte a non prestare orecchio a simili sproloqui retrogradi e degni della peggiore tradizione clerico-fascista, riaffermano la necessità di una sessualità libera, personale, vissuta nel pieno rispetto di sé stessi e del prossimo, nel senso di un amore libero da vincoli istituzionali.

La Federazione Anarchica Reggiana – FAI e l’USI – RE invitano inoltre tutti e tutte allo spezzone rossonero che l’area libertaria sta costruendo per la grande giornata del Remiliapride del 3 giugno.
Un’occasione per accendere il lume del libero pensiero contro l’oscurantismo religioso!
Federazione Anarchica Reggiana – FAI
Unione Sindacale Italiana – Sezione di Reggio Emilia
federazioneanarchicareggiana.noblogs.org /// 348 540 9847 /// fa_re@inventati.org
usireggioemilia.noblogs.org /// 345 975 8803 /// usi-reggioemilia@inventati.org
c/o Circolo Anarchico Camillo Berneri
via Don Minzoni 1/d
42100 Reggio Emilia (RE)

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6-7 Maggio – Apertura circolo e mostra dei quaranta anni della FARE

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25 marzo – Cena della Solidarietà

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Contro tutti gli autoritarismi

La Federazione Anarchica Reggiana – FAI in merito a i rigurgiti del fascismo locale ribadisce la necessità della costruzione, qui e ora, di processi di autogestione ed emancipazione sociale fondati su solidarietà ed eguaglianza.

Per quel che ci riguarda i residuati bellici post missini che oggi scendono in piazza con loro mortifera liturgia sono una delle tante facce delle politiche autoritarie che la stragrande maggioranza delle forze politiche istituzionali esprimono e praticano.

Storicamente il fascismo nasce come reazione alle mobilitazioni in senso rivoluzionario del biennio rosso. La sua nascita è stata sponsorizzata dagli agrari, dal clero, dalla monarchia e dalla grande industria italiana per colpire le forze che si organizzavano, per l’emancipazione sociale, dopo il grande macello della prima guerra mondiale.

La Federazione Anarchica Reggiana – FAI ritiene altresì necessario sottolineare come il fascistame sia stato sdoganato da quelle forze politiche che hanno costruito la propria immagine politica intorno alla retorica sulla Resistenza fin dal 1945: prima con le amnistie verso i gerarchi repubblichini e poi con la legittimazione del MSI. Ma non solo: lo sdoganamento si è reso ancora più sfacciato ed evidente negli ultimi decenni: basti pensare alle dichiarazioni sui “ragazzi di Salò”, all’istituzione della sedicente Giornata del Ricordo, basata sulla menzognera e fantasiosa ricostruzione degli eventi sul confine orientale alla fine del secondo conflitto mondiale. Conflitto che, ricordiamo, è stato voluto dal fascismo e dai Savoia e che ha visto il sistematico massacro della popolazione civile slovena, attuata dal Regio Esercito su direttiva della casa regnante e del governo fascista.

Il PD, insieme ad altri partiti, è stato tra i principali sdoganatori del neofascistmo ed è il comitato d’affari di chi vuole politiche antipopolari e guerrafondaie. Costoro amano amano richiamarsi alla Resistenza mentre promuovono politiche di macelleria sociale: misure di austerity, compressione dei salari, tagli a sanità e istruzione che colpiscono tutte le fasce deboli della popolazione.

Parlano di solidarietà verso i deboli ma sono coloro che hanno istituito i CPT (legge Turco-Napolitano), poi CIE, per meglio gestire la manodopera di origine straniera, parlano di pace e giustizia ma hanno promosso gli interventi militari italiani negli ultimi venti anni.

Non possono essere sicuramente questi i soggetti deputati a contrastare le culture autoritarie e razziste espresse dai neofascisti.

Un’autentica opposizione al fascismo si costruisce tutti i giorni con comportamenti e valori in sintonia con la libertà, la solidarietà e con una metodologia orizzontale, priva di deleghe e alternativa a una società basata sullo sfruttamento e sulla mercificazione del mondo.

Corteo sabato 11 gennaio ore 10 piazza Gioberti

Federazione Anarchica Reggiana – FAI /// Via Don Minzoni 1/d Reggio Emilia /// 348 540 9847 /// federazioneanarchicareggiana.noblogs.org /// fb: Archivio Libreria della FAI Reggiana

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I dimenticati che non dimentichiamo – La resistenza ebraica in Europa Orientale

Sabato 28 gennaio 2017, presso il Circolo Anarchico Berneri in via don Minzoni 1/d, alle ore  17.00 incontro sulla resistenza ebraica in Europa Orientale. Con Luigi Rigazzi, Lino Rossi, Gianmaria Valent e Lorenzo Coniglione parleremo delle poco conosciute vicende della resistenza ebraica all’occupazione e allo sterminio nazista in Europa Orientale. Tratteremo delle rivolte nei campi di Treblinka e Sobibor, della “resistenza culturale” in Polonia e Lituania che permise di salvare importanti documenti della memoria delle comunità ebraiche locali, dei meccanismi che permettono a individui e comunità di resistere e reagire a situazioni “senza speranza”, parleremo dell’insurrezione del Ghetto di Varsavia.

A seguire alle ore 20 cena di sottoscrizione della Federazione Anarchica Reggiana

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Presentazione de I signori della cenere di Tersite Rossi

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Nuovo governo? Di male in peggio

La nascita del governo Gentiloni è, a tutti gli effetti, la dimostrazione che non può essere il referendum lo strumento per opporsi alle politiche di spoliazione e depauperamento dei ceti popolari.

Il governo Gentiloni porterà avanti le stesse politiche del governo Renzi, politiche fatte di attacco alle condizioni di vita dei lavoratori. La nomina di Gentiloni fa giustizia dell’illusione che potrà essere il meccanismo della rappresentanza e della delega a fermare le attuali politiche sociali, politiche che si inseriscono nel solco di trenta anni di decisioni sulla strada dell’attacco spietato nei confronti delle precedenti conquiste sociali.

L’idea di poter invertire la rotta delle politiche sociali dello stato italiano puntando sulla caduta di Renzi si è scontrata con la realtà: il PD ha sostituito il pilota perdente con un altro che riceverà gli stessi ordini di scuderia.

In molti si sono concentrati sulla campagna di opposizione alla riforma costituzionale sostenendo la costituzione italiana come baluardo alla difesa delle classi popolari. Ma, ricordiamo, non vi fu bisogno di cambiare la costituzione per abolire la scala mobile, imporre leggi anti-sciopero, con l’attiva collaborazione dei sindacati confederali, compresi quelli che ora si lanciano nell’ennesimo referendum, quello sul Jobs Act, per approvare il pacchetto Treu o la Legge Biagi. Le politiche sociali ed economiche dei governi si sono inserite in una linea di continuità che le accomuna a quelle fatte in tutti i paesi occidentali, rispondono a meccanismi strutturali di un’economia che si basa sul profitto, sul ciclo della merce, sulla limitazione delle libertà individuali e collettive e sulla distruzione dell’ambiente.

Come abbiamo già ribadito e come insegna la storia dei movimenti sociali solamente il ricorso ad una costante mobilitazione dal basso e senza deleghe può ostacolare queste politiche. Non sarà un referendum a emanciparci.

Federazione Anarchica Reggiana – FAI

348 540 98 47 || fa_re@inventati.org || federazioneanarchicareggiana.noblogs.org || via don Minzoni 1/d Reggio Emilia

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Natale dell’Utopista 2016

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NÉ SI NÉ NO: ASTENSIONE

Il valore reale di questa ennesima farsa elettorale è inversamente proporzionale al clamore mediatico che sta suscitando da mesi. Gli anarchici, come sempre, non votano e invitano tutti a fare altrettanto. Non siamo né per il no né per il sì: siamo per l’invece. Siamo per togliere il potere di decidere delle nostre vite dalle mani di questi politicanti, che rispondono solamente agli interessi della classe dominante, e altrimenti non può essere, e cominciare a fare da soli. Impresa difficile e lunga, lo sappiamo, ma da qualche parte si deve pur cominciare. E il primo passo è la delegittimazione del potere politico, il rifiuto di partecipare al loro gioco, con le loro regole che conducono inevitabilmente ai risultati che loro vogliono.

Innanzitutto l’attuale costituzione non è quella gran cosa, da meritare che la si difenda con le unghie e con i denti. Questa costituzione non ha mai impedito il caporalato, le leggi a salvaguardia del capitale e contro il lavoro, il dissesto ambientale, il proliferare delle mafie, l’asservimento della legge al volere della chiesa cattolica, le stragi di stato, e tutte le altre brutture e storture e aberrazioni avvenute in Italia dal 1948 ad oggi, incluse le guerre. Perché l’Italia è in uno stato costante di guerra, con truppe nei teatri bellici di mezzo mondo, dalla prima guerra del Golfo ad oggi. Più di vent’anni di guerra che se ne sono bellamente fregati dell’articolo 11, inserito fra i “principi fondamentali” della repubblica. Figuriamoci quello che fondamentale non è. I principi della costituzione svaniscono come neve al sole quando si trovano di fronte agli interessi del potere, quale che sia: politico, economico, religioso.

Votando no, nulla cambierebbe nel merito dell’azione di governo. Quando un governo vuole agire in modo più autoritario e calpestare i suoi cittadini lo può fare tranquillamente senza dover cambiare la costituzione. Lo abbiamo visto a Genova e in Val Susa, lo abbiamo visto con la moratoria sulle indagini per il malaffare legato all’Expo, alla faccia del principio di obbligatorietà dell’azione penale presente in costituzione. Lo vediamo da settanta anni con i fascistissimi Codice Rocco, la base del codice penale italiano, e TULPS, che garantisce grandissimi poteri agli organi di polizia e alle prefetture alla faccia dello stesso diritto liberale, ancora in vigore e mai intaccati dalla Repubblica Italiana e rinforzati dal corpo di leggi emergenziali degli anni ’70. Inutile dire che quelle leggi che dovevano essere transitorie ed emergenziali sono ancora in larga parte in vigore. Quindi il richiamo di gran parte della sinistra a votare no per evitare l’autoritarismo è privo di fondamento: la deriva autoritaria la viviamo da sempre.

Il punto decisivo per rifiutarsi di partecipare a questa ennesima farsa elettorale sta però nell’essenza stessa dello strumento referendario. Se anche i no vincessero e la riforma venisse respinta, chi impedirebbe al prossimo governo di ripresentarne una uguale o anche peggiore? Nessuno. E forse il prossimo governo godrebbe della “maggioranza qualificata” dei due terzi e non si dovrebbe nemmeno ricorrere al referendum confermativo. L’inutilità assoluta dello strumento referendario ci viene evidenziata dall’esempio della Grecia, dove il risultato del referendum sulle misure imposte al popolo greco dall’Unione Europea è stato ignorato dallo stesso governo che lo aveva voluto e sostenuto. La tendenza all’autoritarismo non è dovuta alla malvagità di questo o quel partito politico: è dovuta ai meccanismi insiti del dominio politico ed economico.

Quello che come lavoratori possiamo opporre al potere è innanzitutto il nostro rifiuto. Non il rifiuto di questo o quel provvedimento, ma il rifiuto di partecipare al loro gioco, a cui solo si può perdere.

Astenersi è il primo passo.

Federazione Anarchica Reggiana – FAI – 26 novembre 2016

Federazione Anarchica Reggiana – FAI || via don minzoni 1/d || 348 540 98 47 || fa_re@inventati.org || federazioneanarchicareggiana.noblogs.org

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