BREVI CONSIDERAZIONI SU “APPELLO CONTRO IL REVISIONISMO DELLA STORIA E SUE CONSEGUENZE”

Care compagne e cari compagni,

abbiamo letto con grande interesse il vostro appello e vorremmo proporvi alcune riflessioni. Al di là di quanto scritto su revisionismo e riappacificazione, sui quali in linea generale possiamo essere d’accordo, anche se sarebbe necessario fare ulteriori approfondimenti, l’appello contiene elementi che vogliamo evidenziare.

Prima di entrare nel merito, è necessario fare una premessa: il nostro movimento ha sempre combattuto il fascismo, sul nascere e per tutto il ventennio (Biennio Rosso, Arditi del Popolo, lungo esilio antifascista, attentati al Duce, Rivoluzione Spagnola, bande autonome partigiane e Resistenza organizzata). Ha altresì contrastato nel Dopoguerra l’autoritarismo democristiano che, spesso, si è avvalso della collaborazione della Sinistra Storica; quest’ultima, è bene non dimenticarlo, ha sostenuto Badoglio e la Monarchia, ha concesso l’amnistia ai fascisti (Togliatti) e ha sottoscritto l’articolo 7 del Concordato che conferiva l’adesione della Repubblica ai Patti Lateranensi firmati da Mussolini.

Tuttora continuiamo ad opporci a tutte le manifestazioni autoritarie, fasciste e razziste proponendo, come elemento distintivo l’antifascismo militante, inteso anche e soprattutto come un’opposizione quotidiana a tutti gli autoritarismi.

Detto questo, ci permettiamo di segnalare quanto segue.

Per quanto riguarda il passaggio in cui scrivete che accogliete favorevolmente le proposte dei parlamentari di mettere fuori legge i partiti neofascisti come sancisce la Costituzione, riteniamo che sia molto difficile, per quanto non impossibile, che lo Stato metta al bando uno strumento più volte utilizzato per i suoi fini; ma anche qualora accadesse, come nel caso di Avanguardia Nazionale e Ordine Nuovo negli anni ’70, questi si ricostituirebbero immediatamente con altro nome. Inoltre, la richiesta di messa al bando (o il sostegno a questo tipo di proposta promossa dai partiti) è alquanto pericolosa per tutti i movimenti della sinistra extraparlamentare. Non a caso da parte di personaggi reazionari di spicco oggi nel Governo, alla proposta della messa fuori legge dei movimenti fascisti e nazisti, si sono levati gli scudi con la proposta di allargare la messa al bando anche ai raggruppamenti extraparlamentari di sinistra, a quelli che il fascismo lo hanno sempre combattuto.

Nel vostro appello sono anche presenti sottili richiami alla democrazia, “nata dalla Resistenza”, senza tenere conto che questa democrazia si è costruita in continuità con il fascismo (mancata epurazione, criminalizzazione dei partigiani, ricostruzione del comando capitalistico-statale). Inoltre, con l’insediamento stabile delle truppe americane nel nostro paese l’Italia divenne un paese a sovranità limitata. Questo spiega come la democrazia abbia permesso, favorito e coperto gli eccidi delle lavoratrici e dei lavoratori nel Dopoguerra, gli svariati tentativi di golpe, le innumerevoli stragi di Stato e i 630 morti della Legge Reale. E l’elenco potrebbe continuare.

Allo stesso modo, i riferimenti alla Costituzione sembrano sottovalutare che la stessa (come tutte le Costituzioni statali) serve a garantire i poteri costituiti (proprietà, assetti istituzionali, difesa, ecc.) rispondenti agli interessi dei vari potentati economici, politici, militari contro eventuali insorgenze sociali. Qualsiasi interpretazione del dettato costituzionale viene sempre fatto dall’alto in funzione dell’ordine costituito. Facciamo un solo esempio: l’art.11 della Costituzione prevede che l’Italia ripudi la guerra, eppure, l’imperialismo tricolore, attualmente è impegnato in 40 missioni militari, di cui buona parte in Africa e spende 70 milioni di euro al giorno per le spese belliche.

E arriviamo alla Resistenza. Proprio perché gli anarchici l’hanno combattuta veramente assieme ad altre importanti formazioni partigiane della dissidenza comunista, riteniamo che sia stata una Rivoluzione mancata, in quanto non è riuscita a trasformare gli assetti societari in una direzione egualitaria e libertaria. Ciononostante, la Resistenza Rivoluzionaria, si è ben distinta, e per questo è stata boicottata, dalla Resistenza patriottica e tricolore dei partiti conservatori foraggiati dagli anglo-americani che hanno imposto il cosiddetto sistema democratico basato sullo sfruttamento e la repressione.

Ci permettiamo di ricordare che la Resistenza Libertaria, nella sua dimensione internazionale compresa la Rivoluzione Spagnola del 1936, si è svolta in modo indipendente nella misura in cui fu fatta anche contro i blocchi imperialistici, fuori dalle democrazie liberali (pesantemente colluse con il nazismo), contro tutti i totalitarismi incluso quello staliniano e in netta opposizione agli accordi russo-tedeschi del 1939 che si spartirono l’Europa.

Nell’appello sembrano, inoltre, trovare notevole importanza le forze politiche dell’arco parlamentare, dimenticando, forse, che già a fine degli anni ’90 fu Luciano Violante, esponente del Centrosinistra e allora Presidente della Camera, a proporre la riconciliazione con gli allora “ragazzi di Salò”, sdoganando il revisionismo storico e conferendogli una patina istituzionale. E qualche anno prima è stato il socialista Craxi, a capo anche del Governo, a legittimare il Movimento Sociale Italiano del fucilatore di partigiani, G. Almirante.

Sempre in quegli anni a Reggio Otello Montanari con il suo “chi sa parli” rimise in discussione la Resistenza e diede la possibilità alle forze reazionarie di aprire una vasta campagna nazionale tesa a delegittimare i partigiani, nonostante le proteste di molti di questi e degli stessi militanti comunisti. In quel periodo fummo tra i pochi a contrastare questa sbandata revisionista con una serie di articoli apparsi sulla “Gazzetta di Reggio” e sul nostro settimanale “Umanità Nova”, difendendo i valori autentici ed internazionalisti della Resistenza contro ogni rimozione storica tesa a sostenere nuove politiche compromissorie.

In conclusione, crediamo che più che gli appelli alle istituzioni serva un grande lavoro culturale, fatto dal basso, in prima persona, per costruire una cultura antiautoritaria e antifascista che sappia interpretare al meglio cos’è stato in sede storica il fascismo e che cosa possono rappresentare oggi le tendenze autoritarie nella società, al di là delle campagne revisioniste  che altro non sono che un’espressione delle derive dell’attuale momento storico e del trasformismo politico, a dir poco cronico, della sinistra italiana nel suo complesso.

Per noi l’antifascismo non è un valore general-generico, ma è un aspetto importante della lotta di classe e, più in generale, della battaglia per l’emancipazione sociale contro ogni potere e tutte le sue ideologie che, di volta in volta, possono essere pseudodemocratiche, nazionaliste, razziste, integraliste e, naturalmente, neofasciste.

Per questo le anarchiche e gli anarchici continueranno questo lavoro nettamente fuori dalle istituzioni con momenti di studio, di riflessione e mobilitazione per tenere alta non solo la bandiera dell’antifascismo, ma anche quella della libertà. Una di queste scadenze l’abbiamo realizzata proprio domenica 30 Gennaio 2022 alle Cucine del Popolo a Massenzatico dove abbiamo parlato del partigiano Enrico Zambonini, fucilato dai fascisti nel 1944 al poligono di Reggio Emilia e evidenziando il ruolo e la portata della Resistenza Libertaria combattuta senza patria, senza uniforme e senza medaglie.

Un prossimo appuntamento si terrà il 25 Aprile a Massenzatico con un Convegno di studi dedicato all’antifascismo rivoluzionario in Italia e in Europa.

Siamo comunque interessati e disponibili ad approfondire la discussione con voi per iniziare un confronto collettivo che possa portare ad ulteriori contributi all’antifascismo militante.

FEDERAZIONE ANARCHICA  REGGIANA – FAI

Reggio Emilia, 31 Gennaio 2022

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