Truffa di cittadinanza

Il considerevole successo del Movimento Cinque Stelle alle ultime elezioni politiche è stato reso possibile dalla promessa di erogare una forma di reddito in qualche modo integrativa al salario per le fasce di lavoratori sottopagati, i disoccupati e gli inoccupati.

Una volta che questi sono giunti al governo abbiamo visto in cosa consistesse questo fantomatico reddito di cittadinanza: la continuazione della proposta di reddito di inclusione già prevista dallo scorso governo, a sua volta ricalcata nelle sue linee guida dal modello Hartz IV tedesco.

Una proposta che è propedeutica a ulteriore lavoro sottopagato se non direttamente gratuito: prestazioni lavorative obbligatorie in cambio di qualche centinaio di euro al mese, cifra assolutamente incapace di garantire il soddisfacimento dei bisogni base per la maggior parte dei nuclei famigliari e addirittura per molti singoli lavoratori, ricattabilità assoluta sul posto di lavoro, niente vertenze, niente licenziamenti volontari, nessuna possibilità di rifiutare lavori sottopagati o in sedi disagiate pena la perdita del già misero sussidio. Una proposta che, inoltre, tenta di rafforzare il familismo più reazionario a discapito di donne e minori essendo il sussidio calcolato in base a nuclei famigliari e non sui bisogni dei singoli individui, impedendo così l’emancipazione dei singoli anche dai peggiori contesti famigliari. Una proposta che tende ad escludere i lavoratori di origine straniera, anche se residenti da anni nel paese dividendo ulteriormente le classi popolari.

Una proposta, infine, che rappresenta l’ennesimo regalo al padronato: chi assumesse un lavoratore sottoposto a regime di reddito di cittadinanza potrà direttamente trattenere interamente o parzialmente il reddito di cittadinanza spettante a questi per un certo periodo. Nei fatti il salario al posto di essere pagato dall’azienda finirebbe per essere pagato dalla fiscalità generale, alimentata per lo più dalle trattenute in busta paga dei lavoratori, trasferendo così le tasse direttamente nelle tasche di padroni e padroncini.

Una proposta, quindi, che viene spacciata come a favore dei lavoratori e delle lavoratrici, dei disoccupati, dei giovani costretti a lavori precari e sottopagati ma che in realtà è l’ennesima regalia a imprese e finte cooperative, tesa a indebolire la capacità di mobilitazione dei lavoratori, incapace di spezzare la spirale del debito in cui versano molti proletari. Niente di più che una forma di elemosina in cambio della pacificazione, elemosina che, ripetiamo, per di più tornerà nelle tasche dei padroni. Il fatto che contemporaneamente a questa truffa venga proposta l’introduzione della Flat Tax, ovvero la diminuzione della tassazione per chi ha redditi alti, dimostra chiaramente da che parte stia questo governo: dalla stessa parte dei precedenti.

Davanti a questa ennesima proposta di legge antiproletaria non possiamo che rilanciare quanto già affermavamo un secolo fa, tanto per cominciare: drastica riduzione dell’orario di lavoro, aumento dei salari, più tempo libero per organizzare le nostre vite.

E questo potremo ottenerlo solo nel modo in cui ottenemmo le grandi conquiste sociali dei decenni scorsi, come la riduzione a otto ore di lavoro e l’aumento generalizzato dei salari: organizzandoci da noi e per noi, senza capipopolo e opportunisti di ogni colore.

Federazione Anarchica Reggiana – FAI

Via don Minzoni 1/d Reggio Emilia /// federazioneanarchicareggiana.noblogs.org /// fa_re@inventati.org

Informazioni su lorcon

Mediattivista, laureato in storia contemporanea con attitudine geek, nasce nel sabaudo capoluogo (cosa che rivendica spesso e volentieri) e vive tra Torino e la bassa emiliana. Spesso si diletta con la macchina fotografica, lavora come tecnico IT, scrive sul suo blog e su Umanità Nova.
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