Le loro guerre, i nostri morti

Le loro guerre, i nostri morti

Ancora sangue a Parigi, ancora sangue a Beirut. Nel giro di quarantotto ore lo Stato Islamico rivendica le stragi nei quartieri sciiti di Beirut, quaranta morti, e nel centro di Parigi, centoquaranta morti.
Nemmeno un anno fa, sempre a Parigi, gli islamofascisti del Califfato attaccavano la sede del giornale libertario Charlie Hebdo, massacrandone la redazione, e cercando di mettere sotto scacco la libertà di espressione.
Nemmeno un anno fa assistevamo all’ennesima ondata di marea dei nostri fascisti locali, con l’orbace nero o con la più moderna tinta verde, che agendo da sciacalli, quali effettivamente sono, tentavano di indirizzare lo sgomento per il massacro di Parigi per i loro turpi giochetti elettorali.
Ci risiamo: dopo i centoquaranta morti di venerdì 13, oscurati i quaranta morti di Beirut, non consone alle esigenze di propaganda di chi spaccia la bufala dello scontro di civiltà, la canea fascista reclama il proprio spazio sul palcoscenico. Noi siamo la carne da macello delle loro guerre.
Ma se spostiamo i nostri occhi dai grotteschi attori presenti sul palco, siano essi capi di governo o aspiranti tali, vediamo una realtà ben diversa.
Una realtà in cui lo Stato Islamico agiscono principalmente in una guerra interna allo stesso mondo musulmano-mediorientale. Le azioni dell’ISIS sono state per lo più rivolte verso musulmani di altre correnti religiose, verso arabi laici, verso persone comuni della Siria e dell’Irak. Per consolidarsi l’ISIS ha ricorso al più bestiale sfruttamento della manodopera locale nei campi petroliferi. Niente di nuovo sotto il sole: si sono semplicemente sostituiti alle aziende prima presenti che vendevano il petrolio ai grandi colossi del petrolchimico occidentali. E continuano a venderlo agli stessi acquirenti grazie al compiacente governo turco.
Nella realtà delle cose, ben lontana dalle parole delle anime belle istituzionali, i principali paesi europei sono alleati, tramite la NATO, con la Turchia governata dal dittatore assassino Erdogan, che appoggia l’ISIS in funzione anti-kurda; nella realtà delle cose si vendono bombe prodotte in Italia all’Arabia Saudita, che altro non è che una versione internazionalmente accettata dell’ISIS. Bombe che vengono usate per bombardare le città yemenite, per massacrare una popolazione inerme.
Il re è nudo per quanto i nostri bravi giornalisti continuino a decantare la bellezza delle sue vesti.
Nella realtà delle cose chi scappa dalle guerre in medioriente scappa dalle azioni barbare dell’ISIS e dei vari governi regionali e da quanto scatenato da quasi quindici anni di interventi militari occidentali, al netto di quanto possa vomitarsi addosso salvini.
Se si vuole lottare contro l’ISIS e i suoi alleati si deve lottare contro i meccanismi strutturali che permettono a questa gentaglia di prosperare sulla pelle di centinaia di migliaia di persone. Si deve lottare per l’ampliamento di tutte le libertà, per una società libera, giusta, solidale, internazionalista, per l’abolizione dello sfruttamento del lavoro e del dominio della merce, contro il potere temporale delle religioni.
E c’è già chi lo fa sul campo, mentre gasparri, blatera di bombardare a destra e a manca: i nostri compagni dei gruppi anarchici turchi e delle comunità autogestite del nord del Rojava da mesi impongono sonore sconfitte militari agli islamofascisti, liberando parti di territorio sempre più ampie.
Solamente l’azione internazionalista, solidale, libertaria, che non si perda dietro a supposti salvatori, americani o russi, capace di travalicare qualsiasi frontiera può mettere in crisi e sconfiggere quello che genera tutte le forme di terrorismo: il dominio dell’uomo sull’uomo e dell’uomo sull’ambiente.

Federazione Anarchica Reggiana

Informazioni su lorcon

Mediattivista, laureato in storia contemporanea con attitudine geek, nasce nel sabaudo capoluogo (cosa che rivendica spesso e volentieri) e vive tra Torino e la bassa emiliana. Spesso si diletta con la macchina fotografica, lavora come tecnico IT, scrive sul suo blog e su Umanità Nova.
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