CONTRO TUTTE LE GUERRE – CONTRO LE SPESE MILITARI
Il prossimo 4 novembre, data che ricorda la fine dell’enorme carneficina di lavoratori che fu la Prima guerra mondiale, lo stato italiano celebrerà ancora una volta la guerra, la morte e il militarismo. Più di cento anni dopo, l’Italia è ancora in guerra. I militari italiani sono impegnati su molteplici fronti in Europa, Asia e Africa: dai Balcani all’Iraq, all’Afghanistan alla Libia, e in tante altre missioni “minori” definite di pace dalla retorica statale ma che in realtà non fanno altro che applicare le politiche di potenza targate NATO e UE con
autoblindo, elicotteri e uomini armati.
La guerra e il militarismo sono ripugnanti sotto il punto di vista morale, ma ancora più ripugnanti sono i profitti ad essi collegati. Non è un segreto che le democrazie occidentali facciano affari d’oro vendendo armi a regimi dittatoriali e monarchi assoluti, senza discriminazione alcuna. Turchia e Arabia Saudita sono solo gli esempi più lampanti. Che poi le armi italiane siano usate per massacrare impunemente civili inermi
in Yemen e Kurdistan e innescare la fuga di enormi masse di profughi disperati, non interessa certo ai governi e all’industria militare. Il denaro non ha odore.
Per finanziare le missioni armate all’estero e foraggiare con ingentissimi aiuti di stato l’industria militare, i governi italiani hanno utilizzato e utilizzano una quantità enorme di fondi pubblici. Denaro delle tasse che paghiamo. Denaro che invece di essere utilizzato per sanità, istruzione e politiche sociali e ambientali, viene divorato dall’apparato industriale-militare. Il rapporto MILEX quantifica in 25 MILIARDI di euro la spesa militare complessiva italiana per il 2018, dei quali 5.7 MILIARDI in armamenti, con un aumento vertiginoso dell’88% nelle ultime tre legislature. Le spese per il personale di esercito, marina e aeronautica ammontano a 10.2 MILIARDI. Mentre da decenni i
lavoratori sono vittima di una gravissima compressione salariale, una precarizzazione selvaggia e l’allungamento sempre maggiore dell’età pensionabile, gli stipendi dei militari, già alti in modo vergognoso, godono di aumenti automatici, proibitissimi per tutto il resto dei dipendenti pubblici. Anche la pensione per loro arriva prima: 57 anni e 7 mesi con 35 di contributi, e con meccanismi di calcolo estremamente favorevoli. Altro che quota 100, i militari già hanno la quota 93! Per la sola partecipazione alla guerra in Afghanistan lo stato italiano ha speso dal 2001 al 2018 7.84 MILIARDI. Nello stesso periodo, i fondi
destinati alla cooperazione civile sono stati 279 milioni. Quasi 3 MILIARDI per la guerra in Iraq dal 2003 al 2018, a fronte di 400 milioni per la cooperazione civile.
Per questo siamo qui oggi, come tutti gli anni: per dire basta alle politiche guerrafondaie degli stati, che basano le proprie pretese egemoniche sul massacro sistematico dei civili, basta ai privilegi assurdi dei militari, basta alle spese faraoniche per acquistare macchine di morte, basta all’industria delle armi.
Vogliamo ribadire che è possibile, e fondamentale, dire ‘NO’ e ribellarsi alle politiche belliciste di tutti i governi e la necessità di manifestare contro le guerre di oggi e l’esaltazione di quelle passate, contro politiche securitarie, gerarchiche e maschiliste. Vogliamo sottolineare quanto sia importante che lavoratori e lavoratrici, studenti e studentesse prendano una posizione decisa contro tutte le guerre e tutti gli
eserciti, contro le spese militari per costruire una società libera, orizzontale e solidale fondata sull’uguaglianza di tutte e di tutti.
NOSTRA PATRIA E’ IL MONDO INTERO!
Unione Sindacale Italiana -CIT – Reggio Emilia
Federazione Anarchica Reggiana – FAI
Via Don Minzoni 1/d -RE